mercoledì 29 agosto 2018

Diario di bordo – Sedicesima settimana di viaggio

Giorno di viaggio 10620/9/16

La giornata più grigia del viaggio, dove si è fatto fatica a rimanere sereni a parte la chicca della visita al Museo della Honda, meta che Teo sognava da giorni. A causa del tifone (l’ennesimo), che ha colpito il sud del Giappone, generando piogge in tutte le isole, ci siamo beccati pioggia tutto il giorno, ogni ora, ogni minuto, dapprima stile “vaporizzatore” e poi sempre più forte. Altri 200 km e 4000 yen a testa di autostrada e poi siamo giunti a Motegi appena in tempo per poter visitare il museo un oretta e mezza prima che chiudesse. Io ho approfittato delle sedie a rotelle disponibili all’ingresso per girarmela dando tregua al mio piede sempre più malconcio.
Il museo ospita una vastissima collezione delle creazioni del famoso marchio, fin dai primi esperimenti di biciclette elettriche del sig. Honda fino alle celebri moto da corsa che hanno vinto i motomondiali. Un piano è anche dedicato alle auto da corsa della Formula 1. Forse l’unica pecca era che mancava tutta la produzione legata al mondo del fuoristrada, cross, enduro e rally a parte un Africa Twin.
Ci siamo rimessi in sella, sempre di corsa e sempre senza programmi, a volte un bene quando si ha la fortuna di incontrare circostanze favorevoli, ma stasera un male, perché alle 18.00 eravamo bagnati fradici e non si vedeva più nulla alla guida.
Inoltre non riuscivamo a trovare fisicamente l’unica guest house della zona che le mappe ci segnalavano ed era un po’ che brancolavamo letteralmente nel buio (buio piovoso). Entrati in un ristorante, ironicamente italiano – ma senza italiani, i presenti ci hanno gentilmente aiutato a trovare un’alternativa guidandoci precedendoci con la macchina in un hotel che era l’unico in zona a meno che non volessimo fare altre decine di km sotto l’acqua e al buio senza lampioni. Ci siamo sentiti un attimo male quando ci hanno chiesto 10.000 yen per dormire, ma eravamo davvero in emergenza, a parte il mio piede dolorante, eravamo infreddoliti e stanchi di una serie di giorni guidando senza sosta e spesso sotto l’acqua. Così abbiamo fatto un bel sorrisone e pollice su alle signore che ci avevano accompagnato e che erano in attesa della nostra sistemazione, che entra al primo posto della classifica degli alloggi più costosi della vita. Ci siamo messi comodi e abbiamo occupato ogni cm disponibile della stanza per stendere i nostri vestiti bagnati, fortuna che c’era un soppalco mansardato col condizionatore, che abbiamo messo al massimo per far asciugare tutto.


Giorno di viaggio 10721/9/16

Ripartiamo quasi asciutti verso sud alla volta del monte Fuji, dovremo usare ancora l’autostrada, prossima volta chiederemo a loro la sponsorizzazione! 
A onor del vero dovremmo chiederla anche ai convenience store.. i fantastici negozietti 24h in cui lasciamo sempre 15 euro al giorno tra colazioni e pause caffè mentre approfittiamo dell’internet gratuito e dei bagni (meravigliosamente puliti e tecnologici). E meno male che il caffè delle loro macchinette è buono!
Durante le pause di queste giornate intanto, abbiamo anche richiesto vari preventivi per la spedizione delle moto in Italia, perché il tempo inizia a stringere e vorremmo metterci via questo pensiero. 

Pausa Ramen
Si preannunciano ulteriori salassi.
Contattiamo anche Yoko per chiedergli dove si trovi ma è fuori città per la notte e rimandiamo di  vederci a domani. Intanto nel pomeriggio, dopo che eravamo riusciti a guidare asciutti fino alle 16.00 riprende a piovere e ci tocca abbandonare l’idea di campeggiare sul lago di Hakone. 
Pendici del monte Fuji..
Ripieghiamo prenotandoci all’Hakone Hostel 1914 durante un'altra pausa in un convenience store. Dietro di noi si notano le pendici del monte Fuji, la cui cima è nascosta dalle nuvole. Ma è comunque una grande emozione essere lì perché significa che ce l’abbiamo fatta, siamo arrivati con le nostre moto in quel luogo sognato sulle fotografie.
Giungiamo all’ostello bagnati fradici gocciolando per tutto l’ingresso e cercando di toglierci quanto possiamo per non allagare tutta la hall. L’ostello è ricavato da un ex ufficio postale del 1900 ed altri viaggiatori si stanno rilassando nell’area comune, anch’essi bloccati dalla pioggia, ripiegano su cene riscaldate e giochi di carte. Noi siamo belli provati, dopo una bella doccia calda ci arrampichiamo a dormire nel letto matrimoniale a castello della stanza più strana trovata fin ora (a parte il dormitorio di massa!): è formata da 2 letti a castello matrimoniali in stile giapponese, quindi 8 posti totali.
Hakone Hostel 1914, Hakone, 5.400 yen (45 euro)


Giorno di viaggio 10822/9/16

Ci svegliamo col suono della pioggia che batte sui tetti degli edifici davanti, sugli alberi e sulle nostre moto parcheggiate sotto la finestra, che sembrano così indifese sotto la cascata d’acqua.. Non ci muoviamo fino alle 11, poi bardati di nuovo sotto chili di vestiti tra tuta moto e antipioggia, tentiamo la visita al MOA, Museum of Arts di Atame, a 30km, dove sono conservate le 36 versioni della vista del monte Fuji, tra cui la famosa “onda” di Hokusai, quadro che ormai da anni campeggia sul mio desktop del computer. Ironia, lo troviamo chiuso per lavori*.. (*quello che non sapevamo, e che scopriremo solo una volta tornati a casa, era che le opere del Museo erano nel frattempo a Milano per una gigantesca mostra sull’arte di Hokusai, Hiroshige e Utamaro, che siamo poi riusciti a vedere praticamente a casa nostra…quando si dice “il destino”), non ci resta che scendere verso la riva del paese sul mare e consolarci con del sushi.
Troviamo un posticino gremito di giapponesi, lungo e stretto, senza fronzoli né scritte in inglese, ed entriamo. Di solito posti così ci sorprendono positivamente, lanciandoci nella prova di cose nuove. L’anziano chef sfiletta pesci e crea composizioni ordinate su vassoietti di legno. Ci godiamo un piatto di sashimi e un chirashi di pesce freschissimo assaporando l’atmosfera del luogo. Gli altri commensali ci chiedono da dove veniamo e a sentire i racconti emettono suoni divertentissimi di stupore come solo i giapponesi possono fare, noi distribuiamo i nostri biglietti da visita tra gli inchini di ringraziamento. Via telefono ci diamo appuntamento con Yoko alle 18.00 al Fuji Safari Park e ci arriviamo sotto altra pioggia. Yoko spunta sulla sua auto e coi suoi due cani, e ci porta al suo posto di lavoro dove deve chiudere prima di poter andare a casa. Il luogo è un campo infangato pieno di ruspe, ricevono camion carichi di terra che poi ammucchiano e livellano. Una volta chiusa la baracchetta/ufficio, andiamo a fare una piccola spesa e via verso la sua casetta..nuova.., la stavamo inaugurando con lui! Suo padre aveva trovato questa grande costruzione che era una casa con bottega di un ex-falegname e se la sono divisa per poterci abitare entrambi ma con privacy. A Yoko è andata la parte dell’atelier e del laboratorio. Proprio oggi ci portava dentro le sue prime cose, così lo abbiamo aiutato a scaricarle e abbiamo inaugurato la cucina, cucinandogli spaghetti con pomodoro e cipolla e brindando con birre. Fuori piove ancora..


Giorno di viaggio 10923/9/16

Yoko ci sveglia per la colazione, ci ha cucinato la miso soup con spaghettini, rice cake e verdure. Un po’ pesantina per noi di mattina!! Ma è buonissima e la finiamo veloci. Ci lascia a casa mentre lui andrà a lavoro avvisandoci che verranno i tecnici del gas, acqua e luce per attivargli il contatore. Torniamo a pisolare dopo aver aperto all’arrivo del tecnico ma veniamo svegliati poco dopo da una cascata dal soffitto! Mentre apriva la valvola dell’acqua l’aria nei tubi ha creato un esplosione.. così abbiamo asciugato tutto il legno che ricopriva ovviamente le pareti, il soffitto, il pavimento, e pure i manufatti abbandonati dal vecchio proprietario. Poi Teo si mette a cucinare pasta e fagioli per il pranzo, che Yoko ci avrebbe raggiunto per mangiare col padre e infatti i due si leccano i baffi. E’ il momento di rifare le valige e muoverci in direzione di Tokyo, la nostra ultima tappa in Giappone.. Attesa che la pioggia scemasse siamo ripartiti, lasciandoci alle spalle un Monte Fuji ancora avvolto in un cappotto di nuvole. Nel tragitto in autostrada vedo Teo accostarsi all’improvviso e sbracciarsi verso di me. Intuisco, mi fermo e mi giro in tempo per vedere il Monte Fuji che fa capolino dalle nuvole col suo testone piatto come una tavola. La visione dura pochi minuti ma riesco ad immortalarlo con la macchina fotografica e nelle mie emozioni.
Giungiamo a Tokyo dopo ben 4 ore per fare solo 140 km.. il traffico è orribile e l’autostrada e tangenziale non ci velocizzano essendo intasate in prossimità del centro urbano, anzi, inizia una rete di più piani di strade che si snoda e annoda facendo disorientare il nostro GPS che può solo identificare dove siamo in “orizzontale” ma non in “verticale”! Arrivati finalmente davanti al minuscolo hotel, su una via senza parcheggi, chiediamo informazioni per il posteggio ma la situazione è magra, non c’è uno spazio designato, neanche per le auto. Vaghiamo per il quartiere due o tre volte e siamo sul punto di mollare le moto in un angolo, il meno invadente possibile, ma rischiando comunque la multa, quand’ecco che ci approccia un ragazzo incuriosito. Il suo nome è Naoto e anche lui è un biker! Gentilissimo, si prodiga per trovarci un posteggio chiamando diversi amici nel quartiere. Per questa notte dovremo arrangiarci rischiando la multa, ma da domani e fino al giorno 26 (giorno in cui porteremo le moto al porto per la spedizione in Italia), possiamo lasciarle al posteggio del ristorante di un suo conoscente. Dato che questo posto è rinomato per la tempura, decidiamo di trovarci lì per pranzo l’indomani. Intanto scarichiamo i bagagli e facciamo il check in alla Flexistay Inn Higashi-Jujo, trovata su booking qualche giorno fa.


Giorno di viaggio 11024/9/16

Ci troviamo con Naoto nel punto dove avevamo parcheggiato le moto, anche lui ha portato la sua due ruote: una Shadow 400 lucidissima e con quella ci accompagna al ristorante. Ci racconta che in Giappone la patente si prende a seconda della cilindrata della moto che si deve guidare e che farla costa parecchio, per questo sono popolari le cilindrate basse, da 250 a 400, di cui alcuni modelli non sono neanche esportati dal Paese e non li avevamo mai visti, come il suo. Alle 11.30 ci siamo seduti al ristorante, invitati per primi per ricevere le totali attenzioni dello chef della Tempura Mr. Arakawa, che con maestria faceva su la pastella della tempura, tagliava verdure e pesci e, una volta impastellati, li friggeva un pezzo alla volta servendoci tutto caldo e appena fatto. Prima della tempura ci hanno portato un vassoio di sashimi freschissimo che ci ha mandato in visibilio. Naoto ci faceva da traduttore e oltre a raccontare la nostra solita storia, i ragazzi hanno chiacchierato di arti marziali in quanto Teo fa judo, Naoto karate e lo chef è maestro di aikido. Pagato il pranzo con uno sconto speciale (solo 1000 yen a testa, nemmeno 10 euro), abbiamo fatto una foto di gruppo e ci hanno accompagnato a parcheggiare le moto al coperto. Ora possiamo stare col cuore in pace fino a lunedì, non tanto  perché le moto sono al di fuori degli sguardi della gente, ma al di fuori degli sguardi della polizia che abbiamo visto multare perfino le biciclette parcheggiate fuori dagli appositi spazi, figuriamoci le moto! Nel pomeriggio facciamo un primo vero giro turistico a Tokyo, nel quartiere di Ueno, dove abbiamo passeggiato nonostante la pioggerella fastidiosa nel parco dei musei e nel quartierino dove ci sono tantissimi negozietti e ristorantini, tra cui un sushi bar pieno di gente che mangiava in solitaria. Abbiamo mangiato ottimi nigiri (polpette di riso allungate con sopra una fettina di pesce crudo) di tonno, salmone, orata, branzino, ventresca, che lo chef costruiva a raffica e con una mano sola faceva il riso mentre con l’altra metteva su il pesce.
Dopo cena, dato che era presto, siamo andati a fare due passi nel quartiere di Akihabara, pieno di locali di vario tipo, dai karaoke ai night club, ai cinema. Avendo mal di piedi abbiamo deciso di provare anche l’esperienza del cinema andando a vederci Suicide Squad, però in lingua originale. Riposati i piedi per un paio d’ore non ci siamo però accorti dell’ora, siamo riusciti a prendere uno dei due treni che ci portavano verso casa ma poi ci siamo ritrovati senza coincidenza e abbiamo dovuto farci 4 km..a piedi.


Giorno di viaggio 11125/9/16

Giornata da veri turisti, cominciata  con una passeggiata ad Asakusa, al tempio Sensoji e nel quartiere pieno di tempietti e bancarelle, molto ma molto turistico. Poi abbiamo proseguito nei giardini attorno al palazzo imperiale e dintorni, un quartiere di palazzoni moderni di vetro a contrasto con l’eleganza del giardino reale dagli alberi centenari.
Di sera ci siamo dati appuntamento con Naoto e il suo amico Mr. Yamamoto per una birretta nel quartiere del nostro hotel, dove vive anche lui: Higashi-Jujo. Abbiamo bevuto un paio di birre a testa accompagnate da stuzzichini di pollo e verdure (spendendo non si sa come 30 euro a testa), poi alla fine Naoto ha voluto farci provare del riso al the verde, che a quanto pare serve per assorbire i fumi dell’alcool e consentirti di tornare a casa sulle tue gambe. Oggi a letto relativamente presto perché domani abbiamo l’appuntamento al porto per la consegna delle moto.


Giorno di viaggio 11226/9/16

La sveglia suona alle 5.30, portiamo con noi le cose che non ci servono più per spedirle assieme alle moto, come abbigliamento motociclistico, robe del campeggio e vestiti in eccesso, tanto a Tokyo fa ancora molto caldo e umido, ci bastano quattro cose estive da tenere per gli ultimi giorni.
In poco più di un ora giungiamo senza troppo traffico a Yokohama, porto a sud di Tokyo.

La sfortuna colpisce ancora e Teo fora la gomma posteriore a meno di 3km dalla nostra destinazione, così si perdono 2 ore, sotto un sole inaspettato, per la riparazione. Ma infine ce la facciamo, entriamo nel cortile dello spedizioniere indicatoci dal nostro agente. Ci spiegano brevemente di staccare borse, cose che sporgono come specchietti e cupolini, e i contatti della batteria. Inscatoliamo i nostri bagagli, consegniamo i documenti e alle 11.00 salutiamo le nostre fidate cavalcature metalliche per l’ultima volta. Fa strano lasciarle e tornare a Tokyo in treno. Sentiamo entrambi che il viaggio nella sua accezione più vera è terminato. Ora siamo comuni “turisti” e ci sentiamo meno “viaggiatori”. Torniamo in albergo intorno alle 15.00 e ci buttiamo sul letto per un pisolino ma le sveglie non le sentiamo e riprendiamo conoscenza alle 17.30, rintontiti, anche se ci voleva. Alla sera facciamo un giro a Roppongi, un quartiere popolare per la sua vita notturna, anche qui ci sono ristoranti, bar e night club, tutto un po’ troppo chic per i nostri gusti ed abitudini spartane. Tuttavia, luci, lucette, palazzoni ed insegne rendono la città molto particolare di notte. E’ anche questa un esperienza. Rimanendo a tema esperienze, è già diversi giorni che notiamo molta gente ubriaca la sera. Barcollante per strada o dormiente in metro con bocche spalancate e cartelle da lavoro sparse sul pavimento.

martedì 6 giugno 2017

Diario di bordo - Diciassettesima e ultima settimana di viaggio

Giorno di viaggio 11327/9/16 

La missione di oggi è visitare il Kodokan, centro di riferimento per il mondo del Judo, che Teo voleva vedere da tempo. 
L’edificio, enorme, ospita vari ambienti: il museo della storia del Judo, il Dojo (ovvero la palestra dove si pratica la disciplina), varie salette con i tatami, uffici e perfino un ostello per gli allievi. 

Con sua sorpresa, parlando con un ragazzo italiano anche lui appassionato, Teo scopre che ci si può iscrivere per allenamenti come ospite, e decide di prenotarsi per tre ore la sera stessa. 
Io nel frattempo faccio due passi nel quartiere di Shinjuku e salgo all’osservatorio del Tokyo Government Building , dove si gode di una vista suggestiva del quartiere dei grattacieli da un altezza di 200 mt, 45 piani da terra.







A sera vado a prendere uno stanco ma felicissimo Teo, che si è fatto un ora di Kata e due di allenamento libero con allievi giapponesi e qualche altro straniero.

Riusciamo anche ad incastrare un'altra birretta con Naoto e alcuni suoi simpatici amici: Mr. Yamakoshi, Mr. Oouchi, Mr. Nagai, Mozuko and an american girl, Emily, per i saluti finali, presso la birreria artigianale Beer++.



Giorno di viaggio 11428/9/16

Girettino per il quartiere di Kagurazaka dove gli edifici sono più bassi e tradizionali che non in altre zone iper-moderne. 















Qui troviamo anche una caserma dei pompieri, dove ci fermiamo per visitarla e il personale fa provare a Teo tutta l’attrezzatura e lo fanno salite su tutti i mezzi.

Poi ci spostiamo verso Shibuya, famosa per lo “scramble crossing”, un attraversamento pedonale a quadrato con croce, tra due strade, affollatissimo nelle ore di punta da migliaia di persone che non si sa come camminano in 12 direzioni diverse senza scontrarsi. 



Nello stesso quartiere ci siamo dati appuntamento per cena con Francesco Ristori, un ragazzo italiano che è venuto in Giappone in moto due anni fa, con l’intento però di trasferircisi. Infatti lavora e vive a Tokyo da allora. 
Assieme a lui siamo andati a provare il Gyuukatsu, una cotoletta di manzo praticamente cruda dentro, dal taglio particolare “marmorizzato”, e ci lanciamo in lunghe chiacchiere sulle rispettive esperienze di viaggio. 


Ascoltiamo i suoi racconti nipponici che oltre alle cose belle del paese ci rivelano particolari nascosti, come la pressione sociale fin da piccoli, la forte competizione sul lavoro, lo stacanovismo fino agli sfoghi serali in alcool o macchinette da gioco d’azzardo, fino agli estremi che si buttano sotto ai treni. 
O il fatto che il loro formalismo così radicato non li rende persone sincere e non ti dicono le cose in faccia. Particolari che avevamo intravisto ma che non avevamo compreso, apprendendo sfumature che solo da turisti non avremmo osservato. Effettivamente è un mondo strano questo, ordinato, precisino e modernissimo, ma che di sera diventa un luna park di lucine, attrazioni e momenti di sfogo per evasioni da una vita forse troppo quadrata, almeno qui in una grande città come Tokyo, diversissima dalle campagne che la circondano. Tanto siamo presi dai racconti che ci dimentichiamo di scattarci una foto tutti assieme…!

 

Giorno di viaggio 11529/9/16

Lasciando Teo a riposare, mi sono fatta un giretto di mattina presto tra Ueno ed Asakusa nel quartiere degli articoli da cucina per acquistare alcune tazze e due maschere che volevo come ricordo dato che le colleziono da tutto il mondo. All’ora di pranzo l’ho raggiunto e siamo andati a ritrovare Mr. Arakawa, lo chef della tempura, per un ultimo pranzo nel suo ristorante, fissando nella memoria quei sapori e quei gesti veloci e precisi.


Da ultimo andiamo a visitare il Tokyo National Museum a Ueno per ammirare i manufatti della cultura giapponese nei secoli, tra armature di samurai, katane, abiti tradizionali, maschere del teatro No, e molto altro.

L’ultima cena di questo incredibile viaggio la facciamo nel piccolo sushi bar dove eravamo stati poche sere prima, assaporando i nigiri e osservando la gente mangiare, impilando tanti piattini vuoti e afferrandone di nuovi dal nastro trasportatore mentre il cuoco li riempiva a raffica, con la solita velocità e precisione.




Chiudiamo nei bagagli i nostri vestiti stanchi dei chilometri, domani si torna a casa, che infine non è che un piccolo pezzo del grande mondo a cui apparteniamo.

FINE

venerdì 3 marzo 2017

Diario di bordo – Quindicesima settimana di viaggio

Giorno di viaggio 99

13/9/16 


Sveglia presto oggi, per andare a visitare il meraviglioso giardino Kanazawa Castle Park, e il Kenrouen Garden, uno più bello dell’altro, in perfetto stile giapponese con alberi potati a regola d’arte, bonsai, laghetti, ponticelli, fontane, paesaggi romantici e ordinati, una delizia per gli occhi e la mente, che si perdeva rapita dalla bellezza ed armonia di questa natura perfetta. 

Tutto era curato nei minimi dettagli e abbiamo potuto osservare le impalcature per reggere e modellare i rami degli alberi che per anni vengono accuditi per raggiungere le forme previste dal curatore.



Alle 12.00 ci siamo rimessi in sella senza però percorrere grandi distanze, con grande frustrazione, per evitare la costosa autostrada, passando per viette minori con tanti, troppi, semafori e mantenendo una tristissima media di 25/30 km/h.., in più la pioggia, sebbene non scrosciante, tirava l’umore verso il basso. 

Nel primo pomeriggio affamati ci siamo fermati presso un ristoro gestito da un signore simpatico che non parlava una parola di inglese e ci siamo fatti suggerire cosa mangiare. 
Ci ha portato così un menu mai provato prima, un vassoio di tante piccole porzioni di insalatine, riso, ed un piatto con una specie di polpettone al sugo.
Di nuovo in marcia per alcuni km, poi, troppo presto, è sceso il buio costringendoci ad un campeggio di fortuna tra le colline del paesino costiero Nou, dove abbiamo trovato uno spiazzo erboso in mezzo agli orti.


Giorno di viaggio 100

14/9/16

La sveglia è suonata alle 5.30, ma pioveva forte e abbiamo rilanciato finendo per alzarci alle 7.30. 
Le strade sono finalmente diventate più scorrevoli e ci siamo aiutati con un pezzo di autostrada (600 yen ovvero 5 euro a testa per 40 km). 

A pranzo abbiamo mangiato del sushi in un sushi bar sulla strada, il tipico posto con il vassoio scorrevole ma le ordinazioni dovevi effettuarle tramite monitor sopra ogni postazione, che ridere! Appena il piatto giungeva in prossimità del tuo posto partiva un annuncio audio e una musichetta trionfale, inutile dire che ci abbiamo giocato a lungo!

Giunti nei pressi di un paesino impronunciabile, a 225 km da dove eravamo ieri, ci siamo accampati in riva al mare dopo aver assistito ad un meraviglioso tramonto. 



Domani di nuovo sveglia presto confidando nel meteo, per raggiungere il porto dove parte il traghetto per l’Hokkaido!


Giorno di viaggio 101

15/9/16


Sveglia con l’alba, colazione in tenda con pane e un avanzo di marmellata di fragole comprata ad Osaka, in sella alle 7.00 e via di chilometri, attraversando paesini, costeggiando il mare occidentale del Giappone fino alla meta Aomori dove avremmo preso il traghetti. 

Per sveltire il trasferimento, stanchi di affrontare gli innumerevoli semafori che ti fanno tenere una media inferiore ai 40 km/h, abbiamo preso ancora l’autostrada, pagando 20 euro a testa per un centinaio di km, continuando a passare caselli da 500/600 yen (4/5 euro) l’uno. Il Giappone si è rivelato un paese molto difficile da attraversare in moto (ma anche auto) se si hanno pochi giorni a disposizione o pochi soldi. 
Le autostrade sono indispensabili per le lunghe distanze ma costano davvero tanto oltre che ti impediscono di attraversare le aree rurali dove sarebbe più bello passare.


Ad ogni odo dopo tanto correre alle 16.00 siamo arrivati ad Aomori e ci siamo informati al posto per il traghetto per l’Hokkaido aspettandoci di prenotare per l’indomani. Invece la cassiera ci stacca due biglietti per quello delle 17.05 di ...oggi, insomma, arriviamo prima del previsto! Imbarco alle 16.40, che avviene in maniera ordinata, veloce e puntualissima. Macchine, moto e pedoni attendono in corsia e riempiono la nave in pochi minuti. Alle 16.45 siamo già nello spazio comune della seconda classe: uno stanzone con moquette a terra dove sdraiarsi, usufruendo di cuscini e coperte in dotazione. 

Il traghetto parte senza che ci accorgiamo del movimento e solo andando sul ponte ci rendiamo davvero conto che la costa si sta allontanando mentre il sole già si è tuffato in mare. Il traghetto da Aomori ad Hakodate tarda 3 ore e 45 min e in Giappone si spacca il secondo, sicchè alle 21.00 siamo già a terra con le moto alla ricerca di un posto per la notte. Troviamo una guest house al completo ma il proprietario ci vuole aiutare a trovare un posto. Dopo alcune telefonare ci prenota al Lime Light, una spartana guest house per motociclisti e le moto parcheggiate di fronte ci confermano l’andirivieni di travellers. 

Ci laviamo dopo i due giorni di campeggi consecutivi e possiamo rilassarci dopo il lungo viaggio. Mi dispiaccio per aver scattato poche foto nei giorni scorsi, ma le intemperie non mi consentivano di tirare fuori la macchina fotografica e tanto non si vedeva altro che grigio e pioggia. Nel nord dell’isola principale del Giappone oltre ai vari paesini pittoreschi, ci sono sempre più risaie e boschi, ogni altura è ricoperta interamente dal verde e non si vede mail la nuda roccia. Il tempo di oggi almeno è stato clemente regalandoci sprazzi di cielo azzurro e caldo sopportabile.
Lime Light, 3000 yen totali (25 euro)

Giorno di viaggio 102

16/9/16 

Dopo una colazione al convenience store 7 Eleven di fronte alla guest house, abbiamo scelto dove dirigerci facendo i conti col calendario che inizia ad avere una parola fine proprio in fondo al mese di Settembre, dato che abbiamo acquistato il biglietto del volo del rientro in Italia per il giorno 30.. tra solo quattordici giorni! 

Abbiamo deciso di visitare la Jigoku Dani-Hell Valley, un luogo di effluvi sulfurei per la presenza di gas sottoterra e una zona vulcanica particolarmente attiva, che percorriamo a piedi e poi in moto osservando terreni colorati dai gas e laghi vulcanici.

























Per sera troviamo il primo vero campeggio (aperto!) attrezzato e a pagamento. 


La vista sul lago Toya è bellissima e rilassante e il camping è già affollato di villeggianti che si godono la pace dello sciacquio dell’acqua sulla riva.
Camping Lake Toya, 1000 yen a testa (18 totali)



Giorno di viaggio 103

17/9/16

 

Ci siamo svegliati presto ma c’era chi si era alzato molto prima: quelli in coda in auto per entrare in campeggio…alle 6 del mattino! 
Abbiamo fatto i bagagli mentre le piazzole attorno si riempivano di tende, caravan, ma soprattutto la gente iniziava a metter su grigliate già alle 7.00! Abbiamo preso la strada verso Sapporo costeggiando il lago e attraversando foreste dove l’ombra ci rinfrescava. 

Intorno a Sapporo di nuovo rallentamenti a causa dei semafori, perciò dato che non concludevamo un gran ché, iniziava a piovigginare, e le prospettive per dormire erano costosette (dato il weekend affollato di giapponesi in ferie), abbiamo proseguito per Otaru, altra cittadina sul mare più a nord-ovest fermandoci per un ramen lungo la strada. 


Giunti ad Otaru infine, dopo alcuni tentativi di trovare un posto economico trovando guest house e ostelli pieni, una delle proprietarie di un ostello ci ha fatto il favore di chiamare un conoscente ed eccoci a soggiornare alla Otaru Guest House Harvest, dove si sono poco dopo aggiunti altri 4-5 bikers giapponesi. 

A sera abbiamo fatto una passeggiata e cercato un posto dove mangiare sushi visto che Otaru è zona di pescatori, ma trovavamo solo ristoranti di lusso, perciò ci siamo accontentati di un gelato e degli stuzzichini in un ristorante consigliatoci dal gestore della guest house. 

La cittadina, graziosa con i suoi vicoli illuminati ma piena di hotel ci ha lasciato l’impressione di essere troppo turistica e poco rustica per come ce la immaginavamo, ma alla fine sono gusti.



Alla Guest House Harvest, abbiamo dormito in un grande stanzone stile giapponese tradizionale dormendo coi futon (materassi sottili) sul tatami (tradizionale pavimentazione giapponese composta da pannelli rettangolari affiancati fatti con paglia di riso intrecciata e pressata).
Notte 3000 yen a testa senza colazione (50 euro ca in due).


Giorno di viaggio 104

18/9/16


Dopo aver consultato il calendario e visto quanto poco ci rimane in Giappone e considerato che bisogna per forza andare al monte Fuji, vicino o lontano ma abbastanza da vederlo, ci è partito il colpo di testa di fare una tirata verso Hakodate per prendere il traghetto del ritorno già stasera o domattina. 




Però non volendo farci mancare il divertimento abbiamo preso la strada costiera ovest che il proprietario della guest house ci ha raccomandato come spettacolare. E non mentiva! La strada per oltre 300 km costeggiava il mare da vicino con spettacoli di faraglioni, rocce a mare e villaggetti di pescatori prevalentemente costruiti in legno, baracche semplici ma colorate vivacemente in blu, amaranto ed arancio. 


Le ore sono volate, abbiamo pranzato con un meraviglioso chirashi di uova di salmone (io) e zuppa ramen di pesce (Teo) e poi di nuovo in moto in strada fino ad un bellissimo tramonto sul mare.



Infine abbiamo preso l’autostrada per velocizzare i tempi di arrivo e comunque col buio non si vedeva più un gran che. 
Ad Hakodate siamo riusciti a salire in mezzora sul traghetto delle 20.00 assieme ad un gruppetto di motociclisti giapponesi anche loro di ritorno dall’Hokkaido. 
Alcuni di loro ci hanno consigliato un posto per la notte economico ad Aomori, il porto di arrivo, e ci hanno anche accompagnato. 
Con noi è venuto anche Yoshikiro detto Yoko, un, vorrei dire ragazzo, ma ha 42 anni, anche se sembra più giovane, giapponese, conosciuto in nave che ci ha gentilmente anticipato i soldi dato che il dormitorio non prendeva carte e gli ATM non funzionavano la sera.

L’edificio del dormitorio era assolutamente anonimo e non avremmo mai capito che era un luogo per dormire. Le scarpe andavano tassativamente lasciate negli armadietti all’ingresso e al piano inferiore c’erano due grandi spogliatoi per maschi e femmine con centinaia di armadietti dove riporre i propri effetti personali. 
Sul piano del dormitorio c’erano due grandi stanze con sedie reclinabili che erano tutte occupate, noi abbiamo preso posto in una delle tre enormi stanze coi futon, che ospitavano circa 40 posti letto ciascuno.
Era tutto molto pulito con le lenzuola nuove e in reception se volevi ti davano anche il pigiamino haha! 


Ultimo dettaglio, alle persone coi tatuaggi era proibito entrare, così sia io che Yoko abbiamo tenuto i nostri coperti.
Dormitorio “di massa”, 3850 yen in due (32 euro)



Giorno di viaggio 105

19/9/16


Dopo aver finalmente prelevato e restituito il prestito, siamo partiti verso sud seguendo per un po’  Yoko che andava alla Onsen Yachi, un bagno termale che riceveva acqua da una fonte sulfurea naturale tra i monti. Noi non volevamo fermarci, ma dato che lui era di Hakone, vicino al monte Fuji, e viaggiava in auto (più veloce di noi), ci siamo dati appuntamento per andare a trovarlo a casa sua tra qualche giorno. 



A pranzo ci siamo fermati in un ristoro sulla strada dove abbiamo conosciuto un gruppo di ragazze che lo gestivano con cui abbiamo chiacchierato a lungo e ci hanno fatto assaggiare la soba (spaghetti di grano saraceno) sia fredda che calda, tipiche del luogo perché il grano era coltivato e raccolto proprio in quella zona. 


Abbiamo quindi proseguito sulla strada 102, strada delle Nove Cascate, bellissimo percorso tra boschi e cascate naturali sul fiume Oirase che sfocia in un grande lago: Towada.


Dopo queste bellezze abbiamo ripreso l’autostrada facendoci scucire 4000 yen a testa per nemmeno 200 km di tragitto, ma per arrivare da qualche parte entro la fine dell’anno era l’unico modo, davvero ci vorrebbero quattro mesi per girare il Giappone solo sulle statali. Non così lontano dall’Italia in termini di viabilità, solo che qui ci sono molti più semafori.
A sera ci siamo fermati a Sendai presso una Guest House impronunciabile in stile tradizionale giapponese molto carina. 


Per risparmiare abbiamo cenato facendo spesa al convenience store Lawson con onighiri (involtini di riso e alga con un ripieno di tonno o altro) e un piatto di udon (spaghetti di riso) da scaldare al microonde.

Guest House, Sendai, 3.300 yen a testa (57 euro in due)